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Il Cinema di Matteo Cudini

Il futuro del cinema è NETFLIX?

In questi ultimi anni non si è fatto che parlare di Netflix. C’è chi lo ama, chi lo odia, chi lo ignora e chi lo utilizza come il pane; cerchiamo di capire insieme se l’entusiasmo che nutre la gente nei confronti del colosso americano sia effettivamente giustificato.

Ci poniamo una domanda: Netflix è il futuro del cinema? 

Innanzi tutto riflettiamo sul concetto di industria cinematografica. Vi allego un link che può aiutare anche i più avanguardisti a capire come il cinema (inteso come struttura classica) è chiaramente e indissolubilmente legato all’industria  e al suo sviluppo. Un’azienda che non si pone l’obbiettivo di distribuire delle opere in sala, ma al contrario, si pone quello di monopolizzare ed esclusivizzare il possesso e la fruibilità dell’opera, sostanzialmente distrugge il cinema. Non c’è da sorprendersi di queste conclusioni, poiché è ovvio che il cinema è fatto tanto di pop corn e di fruizione “comune”, quanto di diffusione capillare in home video (videonoleggi, vendita di DVD e BD). Le politiche di distribuzione adottate dal colosso invece, sono chiaramente contrarie a quanto elencato e di conseguenza, risulta intuibile che Netflix non è certamente il futuro del cinema, anzi ne è, probabilmente in larga parte, la rovina. Pensiamo a come siamo stati privati della visione in sala delle opere di grandi registi, come A. Niccol (Anon), A. Garland (Annientamento), D. Jones (Mute) e presto M. Scorsese (The Irishman). Ammirevole è, al contrario, la politica che adotta  Amazon Studios, che si pone l’obbiettivo di produrre e distribuire i film in sala e in home video e di tenersi “per se” (nel servizio Amazon Prime Video) solamente le serie tv. Un esempio su tutti è “La ruota delle meraviglie” di W. Allen, oppure “Don’t Worry ” di G. Van Sant.

 

(Immagine palesemente rubata agli amici di LaScimmiaPensa)

Cosa mi piace e cosa no.

Sopra abbiamo parlato prevalentemente di politica aziendale e di come la distribuzione limitata alla sola rete, sostanzialmente danneggi concettualmente il cinema. Non abbiamo attaccato in minima parte il comparto tecnico o il servizio offerto dalla grande N. 

 

È evidente che ci sono anche dei lati positivi della faccenda. Fra questi abbiamo senza dubbio:

  • il supporto di cui usufruiscono le piccole produzioni di registi indipendenti, che invece grazie proprio al finanziamento dell’azienda riescono a produrre le proprie opere anche con budget più che dignitosi
  • il prezzo, decisamente accessibile anche per chi non ha la possibilità di permettersi cinema e DVD come se piovesse (sopratutto se “diviso” fra compiacenti)
  • il catalogo molto vasto (che occhio però, è anche un contro, come vedremo dopo), sopratutto per quanto riguarda il mondo delle Serie TV (per i patiti delle suddette è un paradiso, per me non tanto)
  • l’assenza di un supporto apposito per la riproduzione del catalogo multimediale (nel caso aveste delle Smart TV non serve altro per usufruire del servizio)
  • la presenza di filtri famiglia, per proteggere i nostri bambini da film VM
  • l’ampia disponibilità di lingue e sottotitoli per tutti i gusti (e anche per i puristi del “EH, è meglio in lingua originale!!1!!!!11!”)
  • la qualità video che (pur largamente inferiore al BD) risulta soddisfacente se paragonata alla banda internet utilizzata per goderne

Passando alle note dolenti, è certamente una sensazione comune quella di sentirsi in qualche modo insoddisfatti dalla fruizione (stiamo parlando delle opere prodotte da Netflix). Oltre alla mancanza del grande schermo (ovvia per tutti i cinefili), c’è qualcosa che non ci aggrada appieno. Questa sensazione è senza dubbio quella di percepire le opere come sminuite  dalla loro inconsistenza digitale. Mi spiego meglio: anche nel caso di film con la F maiuscola (come ad esempio Annientamento), le percepiamo (noi appassionati di cinema “classico”), come svalorizzate dalla vastità del catalogo e dalla quantità praticamente giornaliera di prodotti in uscita sempre nuovi. Il film in qualche modo viene “alienato” della sua personalità, poiché appartenente ad un contesto quasi industriale, di produzione incontrollata.

Serie TV e influenze sul cinema.

Oltre queste chiacchiere, che magari appartengono solo ad una mia visione idealizzata di come funziona la faccenda, è chiaro che si sta instillando nel mondo dell’industria cinematografica, la voglia di adattarsi alla realtà produttiva di Netflix e delle serie TV, che si traduce nella realizzazione di opere  sequenziali. Vengono creati Universi, sequel, prequel, spin off, reboot… insomma, lo spettatore medio che va al cinema per godersi a scatola chiusa una storia a sorpresa quasi non può più esistere!

Ho Netflix?

Si. Incoerenza o no, ho bisogno di fruire delle opere di alcuni registi che seguo e che purtroppo, si sono spostati su piccolo schermo. Non lo utilizzo quasi per null’altro e continuo ad acquistare BD che potrei benissimo fare a meno di comprare perché ho il doppione virtuale. Lo rinnovo e sospendo all’occorrenza, solo ed esclusivamente per questo, ma vorrei decisamente farne a meno.